martedì 28 maggio 2013

Cyühölcsös Kocha....Torta di ciliegie ungherese

E finalmente ho ripreso possesso della mia cucina!!!!!!!!!!!! Questo mese trascorso tra Montevideo e Buenos Aires (a Buenos Aires poco) è stata un'esperienza magica per me, da molti punti di vista......e se devo essere sincera la lontananza dalla mia vita italiana non è stata per niente traumatica......ma una cosa mi è mancata tanto: la mia cucina:) ma adesso sono pronta a riprendere il ritmo!!!! E per ricominciare eccomi in Ungheria dalla nostra Cyndistar, che ospita la settima tappa del nostro Abbecedario. E' molto stimolante catapultarsi quasi in contemporanea in posti di culture così diverse..................ho ancora negli occhi e nelle narici i colori e gli odori sud americani che già mi immergo con curiosità e interesse nella storia e nella cultura magiara, stimolata dal post preparato da Cyndistar. Questo nostro Abbecedario è fenomenale: stimolante, divertente, e per chi come me ama viaggiare ma non può farlo quanto gli piacerebbe.....beh è quello che ci vuole!!!! Anche per la nostra padrona di casa ho scelto un piccolo cadeaux da regalarle insieme al Cyühölcsös Kocha, una torta di ciliegie, ricetta trovata qui. Mi è piaciuta molto questa torta anche perché mi ha fatto ricordare un dolce che amo molto, il clafoutis limousine, e visto che siamo nel momento giusto.....W le ciliegie e il profumo d'estate che ci regalano! E se penso all'estate, penso alla luce, ai colori, al caldo, e mi viene spontaneo il sorriso......allora regalo un sorriso a Cyndistar e a tutti voi al ritmo di una delle più famose rapsodie ungheresi, composte da Franz Liszt, la Hungarian Rhapsody No. 2 , in una versione per così dire...........un po' "atipica"!!!!

 


 Cyühölcsös Kocha

Torta di ciliegie ungherese: Cyühölcsös Kocha
 Ingredienti
1 Uovo
Farina 00 100 gr
  Zucchero a velo 100 gr
Burro 100 gr
Ciliegie q. b. a ricoprire la superficie del dolce
Zucchero semolato 1 cucchiaio
Zucchero a velo q. b. per guarnire

n.b.: per questa ricetta ho utilizzato la doppia dose degli ingredienti 
e ho aggiunto la scorza grattugiata di un limone.

Cyühölcsös Kocha: torta ungherese di ciliegie
Preparazione

Snocciolare le ciliegie, o in alternativa amarene, metterle in un panno e cospargerle con un cucchiaio di zucchero semolato. Lavorare con un frullino il burro e lo zucchero a velo fino ad avere un composto ben montato; aggiungere quindi l'uovo. Amalgamare  bene aggiungendo poco alla volta la farina.
Versare in una teglia quadrata, precedentemente imburrata e spolverizzata di farina. Sistemare sulla pasta le ciliegie in un solo strato e senza lasciare vuoti tra l'una e l'altra. Cuocere in forno preriscaldato a 200 °C, badando che non si colori troppo.Appena cotta tirala fuori dal forno e, ancora calda, tagliala a quadretti di circa 3 cm di lato.  Cospargere di zucchero a velo e servire calda o tiepida, ma anche fredda è una delizia. 

Cyühölcsös Kocha: torta ungherese di ciliegie
Abbecedario Culinario della Comunità Europea

sabato 11 maggio 2013

Budding med nødder.......budino di noci per la Danimarca

Eccomi quasi al traguardo del mio viaggio in Danimarca, con il mio piccolo contributo per Leonilde, e per l'Abbecedario Culinario della Comunità Europea......Sarà stato il jet lag, sarà stata la vecchiaia incipiente....ma mi ero completamente dimenticata della prima regola del nostro progetto!!!!! non pubblicare la ricetta del paese ospitante!! Mi scuso con tutti ma in modo particolare con Leonilde che con tanta gentilezza me lo ha ricordato e con la nostra mecenate Aiuolik per aver "toppato". Da Montevideo, dove mi trovo ancora per qualche giorno, non è mi è stato possibile sperimentare altre ricette (mi manca la mia cucina!!!! e tutta la mia attrezzatura.....) e solo ora ho potuto avere a disposizione un collegamento internet discreto...... Spero, però, di aver rimediato all'errore :) e per farmi perdonare dedico a Leonilde e a tutti voi questa ricetta dolcissima accompagnata da una bellissima fiaba di Hans Christian Andersen (chi di noi non lo conosce????) dedicata al tema della "diversità". Diversità, che con l'eleganza e il garbo  delle sue parole, diventa  "risorsa" per il mondo e fonte di bellezza.......... forse noi grandi dovremmo riprendere la buona abitudine di "ri-leggere" le fiabe che per un tempo ci hanno accompagnato tenendoci per mano..............

Den grimme ælling.....Il brutto anatroccolo
..........Quel luogo era selvaggio come un profondo bosco; lì si trovava un'anatra col suo nido. Doveva covare gli anatroccoli, ma ormai era quasi stanca, sia perché ci voleva tanto tempo sia perché non riceveva quasi mai visite................................Finalmente una dopo l'altra, le uova scricchiolarono. "Pip, pip" si sentì, tutti i tuorli delle uova erano diventati vivi e sporgevano fuori la testolina. "Ci siete tutti, vero?" e intanto si alzò. "No, non siete tutti. L'uovo più grande è ancora qui. Quanto ci vorrà? Ormai sono quasi stufa" e si rimise a covare.   Finalmente quel grosso uovo si ruppe. "Pip, pip" esclamò il piccolo e uscì: era molto grande e brutto....................................... L'anatra lo osservò."È un anatroccolo esageratamente grosso!" disse. "Nessuno degli altri è come lui! Purché non sia un piccolo di tacchina! Bene, lo scopriremo presto. Deve entrare in acqua, anche a costo di prenderlo a calci!"
 
.......................................Ma il povero anatroccolo che era uscito per ultimo dall'uovo e che era così brutto venne beccato, spinto e preso in giro, sia dalle anatre che dalle galline: "È troppo grosso!" dicevano tutti, e il tacchino, che era nato con gli speroni e quindi credeva di essere imperatore, si gonfiò come un'imbarcazione a vele spiegate e si precipitò contro di lui, gorgogliando e con la testa tutta rossa. Il povero anatroccolo non sapeva se doveva rimanere o andare via, era molto abbattuto perché era così brutto e tutto il pollaio lo prendeva in giro.
Così passò il primo giorno, e col tempo fu sempre peggio. Il povero anatroccolo veniva cacciato da tutti, persino i suoi fratelli erano cattivi con lui e dicevano sempre: "Se solo il gatto ti prendesse, brutto mostro!" e la madre pensava: "Se tu fossi lontano da qui!." Le anatre lo beccavano, le galline lo colpivano e la ragazza che portava il mangime alle bestie lo allontanava a calci.
..................................E così l'anatroccolo se ne andò. Galleggiava sull'acqua e vi si tuffava, ma era disprezzato da tutti gli animali per la sua bruttezza. Venne l'autunno. Le foglie del bosco ingiallirono, il vento le afferrò e le fece danzare e su nel cielo sembrava facesse proprio freddo...............Sarebbe troppo straziante raccontare tutte le miserie e i patimenti che dovette sopportare nel duro inverno. Si trovava nella palude tra le canne, quando il sole ricominciò a splendere caldo. 
Le allodole cantavano, era giunta la bella primavera!Allora sollevò con un colpo solo le ali, che frusciarono più robuste di prima e che lo sostennero con forza, e prima ancora di accorgersene si trovò in un grande giardino, pieno di meli in fiore, dove i cespugli di lilla profumavano e piegavano i lunghi rami verdi giù fino ai canali serpeggianti. 
Oh! Che bel posto! e com'era fresca l'aria di primavera! Dalle fitte piante uscirono, proprio davanti a lui, tre bellissimi cigni bianchi; frullarono le piume e galleggiarono dolcemente sull'acqua. E allora volò nell'acqua e nuotò verso quei magnifici cigni questi lo guardarono e si diressero verso di lui frullando le piume. "Uccidetemi!" esclamò il povero animale e abbassò la testa verso la superfìcie dell'acqua in attesa della morte, ma, che cosa vide in quell'acqua chiara? Vide sotto di sé la sua propria immagine: non era più il goffo uccello grigio scuro, brutto e sgraziato, era anche lui un cigno.....................
.................Che cosa importa essere nati in un pollaio di anatre, quando si è usciti da un uovo di cigno? Ora era contento di tutte quelle sofferenze e avversità che aveva patito, si godeva di più la felicità e la bellezza che lo salutavano. E i grandi cigni nuotavano intorno a lui e lo accarezzavano col becco.
Allora si sentì timidissimo e infilò la testa dietro le ali, non sapeva neppure lui cosa avesse! Era troppo felice, ma non era affatto superbo, perché un cuore buono non diventa mai superbo! Ricordava come era stato perseguitato e insultato, e ora sentiva dire che era il più bello di tutti gli uccelli! I lilla piegarono i rami fino all'acqua e il sole splendeva caldo e luminoso. Allora lui frullò le piume, rialzò il collo slanciato e esultò nel cuore: "Tanta felicità non l'avevo mai sognata, quando ero un brutto anatroccolo!."



Budding med nødder.......budino di noci

Budino di noci

Ingredienti
70 gr di zucchero
70 gr di noci sgusciate
40 gr di farina
20 gr di pangrattato
3 uova
burro q.b.
pangrattato q.b.
per decorare:
panna fresca 70 cc
cioccolato fondente 60 gr
liquore a piacere (io ho usato rum)
 
Budino di noci

Preparazione
Accendete il forno a 180 °C e preparate un recipiente per la cottura a bagnomaria.  Quindi separate ì tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve ferma, incorporandovi circa 40 g di zucchero, poco alla volta. Poi mettete al fresco, sbattete a bagnomaria i tuorli e lo zucchero rimanente, sino a ottenere una crema chiara, quindi sbattetela nuovamente a freddo prima di unirla delicatamente agli albumi. Mescolate la farina con le noci macinate e il pangrattato e quindi incorporatela nella crema delle uova. Imburrate 4 stampini, cospargeteli di pangrattato e versatevi l'impasto, copriteli con della carta stagnola per alimenti e cuocete in forno, a bagnomaria, per una quarantina di minuti. Nel frattempo sminuzzate il cioccolato e mettetelo in un pentolino insieme con la panna e fatelo sciogliere a bagnomaria, mescolando senza sosta con un cucchiaio e, da ultimo, aromatizzatelo a piacere con un liquore (io ho usato il rum)- Dopo aver tolto gli stampini dal forno lasciateli  raffreddare, quindi capovolgete i budini e serviteli con la panna al cioccolato.

Budino di noci
Abbecedario Culinario della Comunità Europea












giovedì 2 maggio 2013

Fricadeller........e vissero tutti felici e contenti

..............................Tutta la notte che precedette il corteo i truffatori restarono alzati con sedici candele accese. Così la gente poteva vedere che avevano da fare per preparare il nuovo vestito dell'imperatore. Finsero di togliere la stoffa dal telaio, tagliarono l'aria con grosse forbici e cucirono con ago senza filo, infine annunciarono: "Ora il vestito è pronto."
Giunse l'imperatore in persona con i suoi illustri cavalieri, e i due imbroglioni sollevarono un braccio come se tenessero qualcosa e dissero: "Questi sono i calzoni; e poi la giacca - e infine il mantello!" e così via. "La stoffa è leggera come una tela di ragno! si potrebbe quasi credere di non aver niente addosso, ma e proprio questo il suo pregio!."  "Sì" confermarono tutti i cavalieri, anche se non potevano vedere nulla, dato che non c'era nulla.
"Vuole Sua Maestà Imperiale degnarsi ora di spogliarsi?" dissero i truffatori "così le metteremo i nuovi abiti proprio qui davanti allo specchio." L'imperatore si svestì e i truffatori finsero di porgergli le varie parti del nuovo vestito, che stavano terminando di cucire; lo presero per la vita come se gli dovessero legare qualcosa ben stretto, era lo strascico, e l'imperatore si rigirava davanti allo specchio.
"Come le sta bene! come le dona!" dissero tutti. "Che disegno! che colori! È un abito preziosissimo!"
...................E così l'imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino e la gente che era per strada o alla finestra diceva: "Che meraviglia i nuovi vestiti dell'imperatore! Che splendido strascico porta! Come gli stanno bene!." Nessuno voleva far capire che non vedeva niente, perché altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido o di non essere all'altezza del suo incarico. Nessuno dei vestiti dell'imperatore aveva mai avuto una tale successo.
"Ma non ha niente addosso!" disse un bambino. "Signore sentite la voce dell'innocenza!" replicò il padre, e ognuno sussurrava all'altro quel che il bambino aveva detto.
"Non ha niente addosso! C'è un bambino che dice che non ha niente addosso!"
"Non ha proprio niente addosso!" gridava alla fine tutta la gente. E l'imperatore, rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: "Ormai devo restare fino alla fine." E così si raddrizzò ancora più fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c'era.



Non potevo iniziare in modo diverso la mia tappa in Danimarca da Leonilde per continuare il mio viaggio al seguito della carovana dell' Abbecedario Culinario se non ricordando uno degli scrittori di fiabe che più di tanti altri ha accompagnato la mia infanzia: Hans Christian Andersen......e a questa fiaba dal sapore irriverente abbino la ricetta delle fricadeller, polpette saporite e stuzzicanti che non avevo mai provato e che a dire il vero mi sono proprio piaciute :)


Fricadeller

cucina danese: fricadeller
Ingredienti
500 gr carne di maiale tritata
80 gr di farina
200 gr di cipolle
1 uovo
noce moscata a gusto
1 cucchiaino di sale grosso
1,5 dl di latte
50 gr di burro
olio evo 1 cucchiaio
pepe a gusto
 
cucina danese: fricadeller
 
Preparazione
Prendete la carne unitevi l'uovo, la farina, la cipolla tritata finemente, il sale grosso, una bella spolverata di pepe e il latte.
Mescolate accuratamente fino a quando il composto assumerà una consistenza uniforme, nel caso il composto sia troppo solido aggiungete ancora un poco di latte. Prendete l'impasto e mettetelo a riposare in frigorifero per almeno mezz'ora. Passato questo tempo dall'impasto prelevate con un cucchiaio la quantità necessaria per formare delle polpettine, poi mettetele in una padella contenete il burro e l'olio bollente facendole friggere per circa due minuti da ogni lato. Scolate le Frikadeller e asciugatele con un foglio di carta assorbente per eliminare l'unto in eccesso. Servitele calde.
Nel caso dobbiate realizzare quantitativi notevoli di Fricadeller potete cuocerle in forno. Dopo averle spennellate di burro fuso, infornatele a 200° C e fatele rosolare per circa 10 minuti.


Fricadeller
Abbecedario Culinario della Comunità Europea

























 
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