lunedì 21 maggio 2012

Zuppa di Cardoni per la I di Isernia....e siamo arrivati in Molise :)


Ecco che mi assale l'ansia.....sarò in grado di essere una padrona di casa ospitale come lo sono state le compagne di viaggio che mi hanno preceduta???? Dopo i km macinati in giro per  l'Italia e aver visitato la Valle d'Aosta , il Trentino Alto-Adige,  il Veneto,  il Piemonte,  la Toscana,  l' Umbria e la Liguria  finalmente è arrivato il mio turno e spero di ricambiare l'ospitalità ricevuta in giro per l'Italia. Quando ho deciso di partecipare al progetto della Trattoria Muvara  mi sono candidata ad ospitare il Molise, regione che pur non conoscendo molto bene, fa parte del mio DNA.... mia nonna materna era molisana e in qualche modo qualcosa di questa piccola regione è dentro di me. Per i prossimi 15 giorni cercherò di rendere la vostra permanenza in Molise piacevole e rilassante, raccontandovi anche qualche ricordo della mia infanzia legata alle mie radici molisane e condividendo con voi qualche ricetta di famiglia. Per partecipare alla raccolta del Molise pubblicate la ricetta sul blog, aggiungendo il logo dell'Abbecedario ed un link a questo post, e poi lasciate un commento qui da me con il link della vostra ricetta.....vi ospitero' con immenso piacere fino a domenica 3 giugno!!!! Siete pronti a seguirmi numerosi???? Bene allora.....che il viaggio dell'Abbecedario continui!!!!!

Piccola introduzione storico-cultural-geografica su Isernia, 
con l'impagabile contributo di Wikipedia, e Comune di Isernia

  
Isernia  (Aesernia in latino; Aisernio in osco; Esernius secondo Plinio; Serni secondo l' Itinerario Antonino; Sèrnia in dialetto isernino) sorge su uno sperone spartiacque fra il Càrpino e il Sordo, a nord dei Monti del Matese, in una rigogliosa area collinare, non lontano dal confine regionale con l’Abruzzo, il Lazio e la Campania. Circondata da un paesaggio incontaminato e da piccoli paesi, affonda le radici nel più lontano passato. Le sue origini risalgono al paleolitico, e i primi insediamenti ad almeno 700.000 anni fa. Fu fiorente città sannita fin dal V sec. a. C. capitale della Lega Italica, Municipium romano sotto l'imperatore Traiano, e dopo la caduta dell'Impero Romano, Isernia visse alterne vicende: dalla distruzione per opera dei Vandali e dei Saraceni, alla rinascita in epoca longobarda, per decrescere nuovamente sotto il dominio normanno. Dopo vari passaggi di proprietà della città tra un feudatario ed un altro, nel 1519 fu annessa da Carlo V al Regno di Napoli. Alla fine del XVII secolo, era la città più popolosa del Contado di Molise. Oppose resistenza ai francesi nel tentativo di conquista del Regno di Napoli, così come oppose resistenza anche nel 1860, in virtù della reazione borbonica contro i Piemontesi. Nel giorno 10 settembre 1943, durante la seconda guerra mondiale, Isernia subì un pesantissimo bombardamento da parte degli alleati, che rase al suolo quasi un terzo dell'abitato e provocò la morte di un numero altissimo di persone. Per questo motivo nel 1960 il comune di Isernia è stato insignito della Medaglia d'oro al valor civile. Fortunatamente la parte bassa della città ha mantenuto in parte il suo antico aspetto ed ancor oggi è contraddistinta dagli stretti vicoli, così caratteristici.

Piccola passeggiata in città

Premettendo che non conosco personalmente Isernia, e spero di farlo presto,  ho cercato di immaginare come avrei organizzato il mio giro da "turista" nella città:)........e conoscendo la mia smisurata passione per tutto quello che rappresenta espressione delle abilità artigiane di un luogo, andrei in giro ad ammirare e a scoprire la "città dei merletti"

 
 "....tutte le donne di Isernia lavorano a tombolo; la luce viva elimina i fili che congiungono i fuselli alle trine. Sul tombolo il merletto fiorisce per una specie di sortilegio, per questo moto musicale aereo delle dita e il sorriso savio delle bocche mute." (da "Viaggio in Molise")

Il tombolo di Isernia ha origini antichissime Da  antichi inventari del 1300 e1400 compare la voce “Radizellis”, che sarebbe il reticello; questo ci dà un’idea che già allora esistesse una forma di merletto. Il merletto a tombolo iniziò il suo splendore a partire dal 1400 e la tradizione vuole che esso sia stato diffuso dal convento di S. Maria delle Monache, le quali insegnarono l'arte del tombolo alle giovani donzelle. A quel tempo le rigidi leggi feudali imponevano alle giovani nobili la vita conventuale, dove la principale occupazione quotidiana, era la lavorazione del merletto. Esiste documentazione storica che attesta che nel 1503 le monache producevano pizzi e merletti. Da qui è nata la scuola molisana che ancora oggi perpetua la tradizione e trova clientela in tutto il mondo. La trina isernina è realizzata con un filo sottile e lucente di color avorio, che viene prodotto ad Isernia. Questo filato dona lucentezza ed unicità  al merletto.
 
Cercherei poi di ripercorrere la storia di Isernia attraverso i suoi più rappresentativi monumenti:


La Cattedrale di S. Pietro,  in piazza Andrea d'Isernia. L'edificio attuale sorge su un antico tempio pagano italico del III secolo a C. di cui è rimasto integro l'intero podio da cui è possibile ricostruirne la forma. Il tempio era un capitolium, cioè un tempio dedicato alla triade capitolina  che aveva l'ingresso dalla parte opposta rispetto la collocazione attuale. In epoca medioevale venne costruita una cattedrale di stile greco-bizantino che rispettava la disposizione del precedente tempio pagano. Nel 1349 questo edificio fu distrutto completamente da un terremoto e venne costruito un nuovo edificio nella disposizione moderna.


La Fontana della Fraterna in Piazza Celestino V. Annoverata fra le fontane monumentali d'Italia per la sua mirabile struttura architettonica, è una delle opere più significative e più importanti nonché simbolo della città. La fontana, composta da blocchi di pietra locale provenienti da un numero imprecisato di edifici nella città e da costruzioni di epoca romana, è formata principalmente da una serie di archi a tutto sesto. Presenta diverse epigrafi incise su di essa, tra cui una dedicata agli Dei Mani. Al centro della fontana c'è una lastra di marmo più grande delle altre, decorata con due delfini ed un fiore, proveniente da un edificio sepolcrale. Si può affermare quindi che la fontana non risale ad un periodo storico preciso, ma che è testimone dei numerosi periodi storici che hanno attraversato la città.


L' Eremo dei Santi Cosma e Damiano, situato su una collina poco distante dall'abitato, dove i due fratelli medici subirono il martirio sotto Diocleziano. La Chiesa fu costruita sui ruderi di un tempio pagano molto antico, ma si hanno notizie della costruzione soltanto dal 1130. Questo tempio era dedicato al culto di Priapo, dio protettore della virilità. Con l'avvento del Cristianesimo, tale culto è continuato e non a caso furono scelti i due santi medici come titolari della nuova Chiesa.



Il Museo Paleolitico di Isernia, che raccoglie i reperti
provenienti dal sito archeologico La Pineta e     
comprende sia una sede museale di Santa Maria delle Monache, sia l'area di "La Pineta", dove proseguono gli scavi del paleosuolo. Il museo è stato inaugurato nel 1999 e la struttura, realizzata presso il sito di La Pineta,  è concepita come un laboratorio nel quale i visitatori possono assistere ai lavori e dove i reperti provenienti  dallo scavo possono essere restaurati, studiati ed esposti direttamente al pubblico.sul posto direttamente


Il Complesso Monumentale di Santa Maria delle Monache situato nel cuore del centro storico di Isernia, che rappresenta uno dei più antichi monumenti della città. Di origine altomedioevale, fu costruito intorno all'anno 1000, mentre l'annessa chiesa dell'Assunta con il poderoso campanile risale al VII secolo, ai tempi cioè del principe longobardo Arechi. Ha ospitato le monache dell' ordine benedettino fino al 1868, anno in cui venne soppresso ed incamerato dal demanio dello Stato. Attualmente la Sovraintendenza archeologica e per i beni culturali del Molise ha nel complesso monumentale la sua sede; il complesso monumentale ospita inoltre la mostra dei reperti paleologici di Isernia La Pineta, il Museo archeologico Nazionale di Santa Maria delle Monache e la biblioteca civica.


Terminerei poi la mia giornata a zonzo per Isernia addentrandomi nei caratteristici vicoli della città,  che per molti versi hanno un certo nonsochè di conosciuto e familiare.....

                                                       


cos'ì com'è familiare la ricetta di "Benvenuti in Molise" che ho scelto per la regione che ospito.

La ricetta per il Molise
Vi ho già anticipato che nelle mie vene scorre sangue molisano. Mia nonna Malvina era molisana e precisamente di San Martino in Pensilis (CB). Il suo  ricordo è molto intenso e vivo, anche perché ho condiviso con lei gli ultimi quattro anni della sua vita. Donna gentile e riservata, ma anche tenace ed emancipata, ha vissuto la sua vita dividendosi tra il lavoro di maestra elementare, l'educazione di otto (!!!!!) figli, e una vita "nomade" in giro tra le varie stazioni ferroviarie, visto che suo marito, nonché mio nonno, era capostazione. Non deve essere stato facile per lei conciliare le molteplici sfaccettature del suo essere donna, madre, insegnante in una epoca martoriata dalla guerra e da una cultura che voleva la donna relegata in casa. Nonostante tutto è riuscita, insieme al nonno, a costruire una famiglia unita, aperta e accogliente. Era una buona cuoca, anche se il livello non era paragonabile a quello di nonna Rosa, che a differenza sua, aveva tutto il tempo a disposizione per perfezionare e curare le sue abilità culinarie. Tuttavia non posso dimenticare alcuni suoi piatti, tipicamente molisani, che hanno accompagnato tutta la mia vita e, alcuni di quelli sono entrati a far parte della tradizione di famiglia: la lasagna in brodo molisana, piatto tradizionale di Capodanno, le rose dolci che si preparano nel periodo di natale, insieme ai calzoncelli coi ceci, il suo liquore di rosa, e questa zuppa che fa parte del mio piccolissimo patrimonio culinario. 


Zuppa di Cardoni
Genealogia di una cuoca

Ingredienti per 4/6 persone
Per il brodo di pollo:
2 petti di pollo, 1 ala di pollo
1 patata
1 carota
1 cipolla piccola
1 ciuffo di sedano
1-2 pomodorini
1 ciuffo di prezzemolo
5 lt di acqua
Per le polpettine:
350 gr di carne di vitello macinata
mollica di pane raffermo
3 uova
Per la zuppa:
1 kg di cardoni
4 uova
parmigiano grattugiato 6-8 cucchiai
sale, pepe

Preparazione.
Preparate un brodo di pollo con gli ingredienti necessari e lasciate cuocere fino a quando il pollo non è tenero, avendo cura di non far restringere troppo il brodo e, se necessario, aggiungete acqua in modo da mantenere una quantità di circa 3- 3,5 lt di brodo. Salate poco e tenete da parte.


Preparate le polpettine mescolando la carne tritata, mollica di pane abbondante (se troppo duro il pane, mettetelo brevemente a bagno in acqua), sale, pepe, le uova intere, 4-5 cucchiai di parmigiano grattugiato. Mescolare bene e preparare piccole polpettine della grandezza di una nocciola, o poco poco più grandi. Tenete da parte coperte da un panno.
Pulite i cardoni, eliminando per bene tutti i filamenti, tagliateli a pezzetti di circa 5 cm di lunghezza e scottateli in acqua leggermente salata giusto per un paio di minuti, in modo da non cuocerli completamente. Scolateli e tenete da parte.

Filtrare il brodo di pollo in una pentola sufficientemente capiente e rimetterlo sul fuoco.  Spezzettare a piccoli filetti il petto di pollo e l'ala, avendo cura di eliminare la pelle. Quando il brodo torna a bollire, immergervi le polpettine, facendole cuocere per 5-6 minuti a bollore leggero; aggiungere poi i cardoni precedentemente tagliati a pezzetti e lasciare sobollire per 5-6 minuti; aggiungere infine il pollo spezzettato. Coprire e lasciar cuocer circa 15/20 min a bollore leggero. Aggiustare di sale. Sgusciare le uova in una ciotola, salare e pepare  leggermente, aggiungere il parmigiano grattugiato e sbatterle con un frusta. Sempre sbattendole, farle cadere a filo nella zuppa che è sul fuoco, avendo cura di continuare a mescolare una volta che siano state aggiunte alla zuppa. Continuare a mescolare per un paio di minuti finché l'uovo non sia ben rappreso e formi una "stracciatella" uniforme. Servire la zuppa ben calda.

Abbecedario culinario d'Italia

venerdì 11 maggio 2012

Torta di zucca

Dopo una pausa non voluta, eccomi arrivata anche in Liguria, regione che non conosco ahimè! anche se per certi versi mi è familiare:) sarà forse per  la Riviera Ligure che mi ricorda l'amata Costiera Amalfitana, o per Genova per certi versi così simile a Napoli..... o sarà forse per la poesia di Fabrizio De Andrè, con la quale sono praticamente cresciuta....che pur non avendola mai vista, ho come una sensazione di déjà vu quando si parla della Liguria. Bando ai preamboli.....ho cominciato a svolgere i compiti per la signora maestra Kristina e per l'Abbecedario, anche se con un po' di fatica stavolta. Spero però che il primo compito vada bene e spero anche di prepararne un altro per la fine della settimana (caos lavorativo permettendo!!!).
La ricetta scelta, e chi mi ha molto intrigato, è questa

Torta di Zucca
ricetta ligure: torta di zucca

Ingredienti
850 gr di zucca
350 gr di semola o farina di granturco (io farina di granturco)
350 gr di farina bianca
100 gr di olio evo
100 gr di panna o latte
5 cucchiaiate di parmigiano (io ne ho messo di più)
1 cucchiaiata di origano
1 cucchiaiata di pinoli
sale

Preparazione
Impastare la farina bianca con 3 cucchiai d'olio, presi dalla dose complessiva, sale a gusto e acqua quanto basta per ottenere una pasta morbida. Lavorarla a lungo fino a quando, tirandola, non la sentite "sbuffare" (non riesco a trovare un altro termine per spiegarvi quando è pronta!!!). Raccoglierla a palla e lasciarla riposare coperta in una ciotola perché non asciughi. 
sfoglia di pasta con ripieno di zucca, pinoli, farina di granturto, origano e parmigiano:la torta di zuccaTogliere alla zucca semi, filamenti e scorza, grattugiarla e mettere la polpa in una terrina; aggiungere il parmigiano grattugiato, la farina di granturco, metà origano, pinoli, il rimanente olio e sale necessario a insaporire il composto. Aggiungere la panna o il latte per ammorbidirlo. Oliare una tortiera, Con la pasta preparata in precedenza stendere una sfoglia e foderare fondo e bordi della tortiera, avendo cura di superare i bordi con la pasta di circa 10 cm. Versare il composto nella tortiera, livellarlo bene, spolverizzare con parmigiano grattugiato e ripiegare all'interno la sfoglia eccedente, ricoprendo in parte in composto. Sul ripieno visibile al centro, spolverizzare con origano. Spennellare la pasta con olio evo e cuocerla in forno caldo (190°) per 45-50 min e finchè la pasta non sia uniformemente dorata. 

Ricetta tradizionale ligure: la torta di zucca
Abbecedario culinario d'Italia

p.s. tanto per cambiare la mia fonte d'ispirazione è sempre lui:
 Sana Alimentazione-Dizionario moderno di Gastronomia
 a cura di Borra-Lucchesi-Fornasari Ed. Paoline 1976

mercoledì 2 maggio 2012

Torta Dea

Seconda ricetta per Cristina e per il giro del nostro Abbecedario in Umbria. Come è mio solito, mi sono applicata allo studio dei dolci.....anche se, nonostante una ricerca approfondita, non ho trovato notizie sulla storia di questa torta! E' una ricetta che ho recuperato sul mio solito libro* che continua a riservarmi sorprese assai gradite!! e che è un aiuto prezioso per i miei compitini. Tuttavia.....udite udite....non ho trovato nessun riferimento sul web o chedirsivoglia notizia su questo dolce!!!!! Abitualmente, quando replico una ricetta tratta da qualche volume di cucina, faccio sempre una capatina sul web per vedere di recuperare ulteriori informazioni ma stavolta niente!!! O è in errore il mio libro oppure (???) è una ricetta decisamente sconosciuta :)) che vi devo dì: mi sento un po' Colombo quando scoprì l'America!
Ma siccome mi piace avere i piedi per terra e non lasciarmi andare a entusiasmi precoci, lancio un "mayday-mayday" a tutti gli umbri che passeranno di qui: mi aiutate a saperne di più su questa torta dal nome suadente??

 Torta "Dea"

torta dea, dolce umbro
Ingredienti
200 gr di mandorle tritate o pestate nel mortaio
150 gr di zucchero
200 gr di zucchero a velo
100 gr di burro morbido
150 gr di farina
buccia di limone grattugiata
6 albumi
1 bustina di lievito per dolci

torta dea: torta di mandorle e limone

Preparazione
Lavorare il burro ammorbidito con zucchero e buccia di limone grattugiata; unire quindi delicatamente il trito di mandorle e la farina setacciata. Montare a neve fermissima gli albumi e incorporarli al composto, aggiungere per ultimo il lievito. Rivestire uno stampo per torte di 24 cm con foglio di alluminio, versare il composto livellandolo e cuocere il dolce in forno già caldo a 180° per 40 min. (nel mio forno ci sono voluti circa 55 min, quindi fare la prova stecchino). Sfornare il dolce quando sia leggermente dorato e sodo al tatto e lasciare raffreddare. Preparare la glassa diluendo lo zucchero al velo con il succo del limone di cui avete utilizzato la buccia.. La ricetta originale indica di diluire lo zucchero a velo con circa 1/4 di lt. di acqua, aggiungendo solo dopo il succo di limone. Io ho preferito utilizzare solo il succo di limone perchè amo particolarmente il gusto intenso di questo agrume. Ottenuta una glassa densa, ricoprire il dolce completamente. Piccolo vezzo per questa torta dal nome speciale è stato decorarla con fiori di glicine brinati, colti dal glicine del mio giardino....vezzo azzeccato per gli occhi e per il palato.

dolce di mandorle e limone: Torta "Dea"
Abbecedario culinario d'Italia


 *Ricetta tratta dal volume:
 Sana Alimentazione-Dizionario moderno di Gastronomia
 a cura di Borra-Lucchesi-Fornasari Ed. Paoline 1976
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